Idrija, mercurio e merletti della tradizione in Slovenia

Mercurio e pizzi, miniere e tombolo, forza e delicatezza. Idrija, tra colline verdi e boschi della Slovenia, è un piccolo paese con una grande storia alle spalle.

Una storia legata indissolubilmente alle attività che da sempre si sono svolte qui e che oggi sono un’attrazione turistica. Come il pozzo di ingresso sotterraneo alle miniere, la Galleria di Antonio, dove si effettuano visite guidate.

Si entra nell’elegante edificio che un tempo era uno degli ingressi della miniera, la mattina si radunava gli operai prima di scendere a lavorare. Dopo essere stati forniti di elmetto e giacca pesante, perché giù fa abbastanza freddo, si può arrivare a cento metri di profondità e durante il percorso si possono osservare i diversi lavori che compievano i minatori, il trasporto e lo scarico del materiale, ricostruiti con alcune
statue sistemate nella galleria, che prende il nome da Sant’Antonio di Padova, ritenuto il protettore dei minatori.

Una vita dura e difficile, dove gli uomini si portavano qui anche da mangiare, spesso solo un tozzo di pane, e riuscivano a vedere la luce del sole solo dopo aver salito più di mille scalini.

Ai tempi scavarono circa 700 chilometri di gallerie, alcune delle quali raggiungevano 400 metri di profondità,
ora completamente abbandonati. Dopo cinque secoli di attività continua, la miniera ha chiuso i battenti: qui si trova il mercurio sia nella forma liquida che come minerale di cinabro.

Secondo la leggenda, un artigiano immerse un mastello nel ruscello e quando volle sollevarlo quasi non riuscì a spostarlo. Dentro c’era il mercurio, un metallo liquido con tale spessore che un pezzo di ferra galleggiava sopra come se fosse un tappo di sughero. Solo alcuni anni dopo la scoperta, che avvenne nel 1490, cominciarono le escavazioni che portano tanta ricchezza e fama a Idrija.

La città festeggia ancora il 22 giugno del 1508 quando fu trovata la roccia con più alta presenza di cinabro, proprio vicino alla galleria di Antonio, che peraltro è sotto la città. Invece nel luogo dove il mastellaro fece la sua scoperta fu costruita la chiesa della Santissima Trinità: all’inizio era una piccola cappella in
legno, nel Seicento fu ristrutturata e arricchita in stile barocco, sempre mantenendo i colori tipici dei minatori, rosso, oro e argento.

Con lo sviluppo nel Cinquecento della miniera, piano piano Idrija si ingrandì in superficie con le tipiche case dei minatori e le quattro piazze principali. Come piazza Arazio, la più antica, detta anche piazza Vecchia, con i suoi edifici che erano deposito di grano (i minatori venivano pagati in parte in denaro e in parte in cereali, per evitare che spendessero tutto in alcool e non portassero cibo a casa), il teatro più storico della Slovenia, una fontana barocca e alcuni tigli, piante simbolo della città.

Poco lontano la piazza nuova, degli anni Cinquanta del Novecento, abilita a ospitare l’orchestra locale di fiati e i vari festival culturali come quello di agosto, famoso per gli appuntamenti internazionali di danza, teatro, fotografia e circo. Qui un tempo c’era la campana di Santa Barbara che suonava alle tre per svegliare i minatori, che avevano i turni dalle 4 alle 4.

Una breve passeggiata in centro di Idrija porta al castello Gewerkenegg: costruito tra il 1522 e il 1533, era la sede amministrativa della miniera e abitazione del direttore dei lavori, ma avrebbe potuto anche servire da fortezza in caso di assalto di nemici.

Oggi è un elegante palazzo con un vasto cortile tutto disegnato di giallo e ospita l’interessante museo civico della città, che racconta la miniera ma anche l’altra preziosa attività di Idrija: la produzione del merletto.

Famoso in tutto il mondo, era un lavoro a cui le mogli dei minatori, stanche di aspettare i loro uomini e
dopo le faccende domestiche, si dedicavano magari in strada, davanti ai portoni, chiacchierando e spettegolando con le vicine, portando qualche contributo al bilancio familiare una volta venduta la creazione.

Celebre già dal Seicento, il merletto di qui è arrivato a casa di nobili di tutta Europa, di Papi e re e ora porta il marchio geografico, un titolo che premia soltanto i merletti di prima qualità. Artigianato e arte insieme per plasmare un capolavoro che unisce abilità, pazienza, fantasia, tradizione e cultura.

Si facevano elaborate tovaglie, biancheria, scialli, oggi che la moda è cambiata si è evoluto anche il merletto, andando a impreziosire abiti, gioielli e persino scarpe o viene unito a pietre semi preziose, come fa la signora Anzelm che ha il suo laboratorio all’interno del cortile del castello.

Oggi in tempo di emergenza per il Covid 19 Idrija ha lanciato un suo #restaacasaefaiimerletti: un’iniziativa dedicata a tutte le merlettaie, i produttori di merletti, i designer di campioni di merletto, nonché i produttori di merletti grafici, a creare prodotti sul tema del “merletto C(o)rona” per esprimere i sentimenti in periodi di isolamento e condizioni diverse.

Le dimensioni, il colore e la tecnica del lavoro a tombolo sono a scelta. I campioni di merletto possono essere disegnati, ridisegnati o personalizzati.

Durante la pandemia i prodotti saranno pubblicati su Internet, in futuro saranno esposti in una mostra. Per partecipare bisogna inviare il merletto o un campione, con i propri dati, via posta a Zavod za turizem Idrija, Mestni trg 2, 5280 Idrija, Slovenija, mentre una foto in alta risoluzione, i dettagli e il titolo, oltre ai propri dati, via e-mail: branka.m-peternel@visit-idrija.si. Il tutto entro il 25 maggio 2020.
Tutti i prodotti ricevuti saranno esposti al Festival del merletto di Idrija.

Lo scopo dell’iniziativa è inviare un segnale positivo a tutti gli ambienti in cui il merletto è di casa.
In passato, il merletto ha già “salvato” le comunità familiari, oggi ha di nuovo l’opportunità di salvarci.

Idrjia ha anche una prestigiosa scuola di merletto dove tutte le bambine e le ragazze di zona vengono ad imparare questa antica arte.

La città è sempre stata avanti in fatto di istruzione rispetto al resto della Slovenia: qui fu creato il primo liceo di tutto il Paese, nel 1901. Nella scuola elementare studiò per pochi anni Pier Paolo Pasolini da bambino quando visse a Idrjia dopo il trasferimento del padre negli anni Trenta, quando la città faceva parte del Regno d’Italia. Ora a ricordare il poeta c’è una targa sul muro della casa dove abitò. Una curiosità da aggiungere al mercurio e ai merletti nel scoprire Idrija.

Info www.visit-idrija.si/it/
www.slovenia.info

Foto https://www.visit-idrija.si/it/ Sonia Anselmo

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