Gravensteen, il Medioevo a Gent con il castello dei conti

Possente, grigio, con le bandiere sulle torri, emana un senso di solidità e sicurezza, di presenza quasi ingombrante ma su cui si può sempre contare. Gravensteen è l’anima medievale di Gent, rimasta praticamente intatta dal 1180.

Affacciato sul fiume Lys, il castello dei conti delle Fiandre sembra dare rifugio a tutti, come alle folaghe che fanno il nido tra le canne e il basamento, nel fossato.

Varcata l’entrata di Gravensteen, proprio davanti ai palazzi rinascimentali in pieno centro, sembra di catapultarsi nel Medioevo. Già il cortile, sovrastato dalle imponenti mura e la grande sala, adibita oggi a negozio dove si possono ricevere le audioguide per la visita al castello, non smentiscono questa sensazione. Sembra che da un momento all’altro appaiano cavalieri, armigeri e principesse.

Gravensteen è l’unica antica fortezza delle Fiandre con un sistema difensivo e un fossato in gran parte intatto. La sua storia complessa e spesso burrascosa è legata inevitabilmente a quella di Gent.

In realtà, il luogo dove sorge il castello dei conti era già stato un insediamento romano su un banco sabbioso alla confluenza tra i due rami del fiume Lys. Dopo un periodo di saccheggi
e distruzioni dei vichinghi, nel XII secolo i conti locali trasformarono le costruzioni in legno
in qualcosa di più solido e difensivo: un mastio, con bastioni costruiti interamente in pietra, con 24 torri, su ispirazione delle fortezze dei Crociati in Terra Santa.

L’imponente edificio con la sua architettura militare divenne anche un simbolo dell’autorità dei nobili nella turbolenta Gent. Fu il conte Filippo d’Alsazia a volere Gravensteen come lo vediamo oggi nel 1180 per affermare il suo potere e la sua ricchezza. Da allora fino al Settecento il castello fu residenza per la corte, luogo di assembramento per le truppe, carcere, il tutto con molti colpi di scena e personaggi.

La sua storia, mentre si vaga tra una scalinata angusta, le sale abitate dal conte, le stanze adibite a tribunale, le scuderie, la portineria, il mastio, viene raccontata con ironia e simpatia attraverso l’autoguida con la voce dell’attore fiammingo Wouter Deprez. Moltissime sono le curiosità svelate, come le latrine, che erano all’aperto in un angolo delle mura con vista
fiume e pubblico, oppure gli orribili metodi di tortura che venivano esercitati nelle buie segrete.

Gravensteen fu residenza dei conti di Fiandre fino al 1353, poi ospitò la zecca, nel Quattrocento divenne corte di giustizia con le prigioni, che lo fecero diventare un simbolo di repressione
e inquisizione per gli abitanti di Gent. Nel 1539, durante una repressione di una violenta rivolta, Carlo V si installò nella fortezza, nella città dove peraltro l’imperatore nacque nel 1500 in un castello che non esiste più.

Un giro sulle mura di Gravensteen permette di ammirare dall’alto la città e di sentirsi un po’ come il conte, ma anche come le sentinelle costrette a fare la ronda sugli stretti camminamenti.

Nel Settecento Gravensteen fu venduto ai privati che lo trasformarono in un complesso industriale: all’inizio dell’Ottocento il castello dei conti era diventato un cotonificio con le abitazioni per una cinquantina di famiglie di lavoratori e un mulino. Una volta chiusa la fabbrica la fortezza
era in uno stato di abbandono, destinata alla demolizione, ma per fortuna per l’Esposizione Universale del 1913, svoltasi a Gent, venne restaurata e riportata a vita come attrazione turistica.

Oggi è uno dei luoghi più amati della città, dove si svolgono numerosi eventi, rievocazioni storiche per bambini e manifestazioni culturali. In estate viene aperto anche alle visite guidate in notturna, molto suggestive, e i novelli sposi spesso lo scelgono come location fotografica.

Se Gravensteen rappresenta la storia antica di Gent, un’altra residenza, completamente diversa, racconta quella più recente e poco nota. L’hotel d’Hane Steenhuyse è uno dei segreti meglio custoditi della città: si tratta di una sontuosa casa nobiliare, nascosta tra i negozi della via dello shopping, Veldstraat, e costruita a fine Settecento.

Il grande atrio con la scalinata è già un accesso a un mondo immaginato attraverso libri e film: quello dell’Ottocento e dei primi del Novecento. Tutto è rimasto come allora, dai colorati saloni all’arredo e al pavimento di legno fatto a trompe l’oeil, dai decori alla carta da parati di seta cinese, dalle camere dei bambini al tavolo apparecchiato per la colazione fino alle cuccie in vimini per i cani e alla tappezzeria originale di quando Luigi XVIII venne a stare qui, scappando dalla Francia napoleonica. In quegli anni, non fu l’unico ospite illustre, soggiornarono qui anche lo zar Alessandro I, a ridosso della battaglia di Waterloo, il presidente americano John Quincy Adams, il neo re dei Paesi Bassi, Guglielmo I. (https://historischehuizen.stad.gent/nl/hotel-dhane-steenhuyse)

Oggi la residenza, che si visita gratuitamente il venerdì, il sabato e la domenica, lascia dare uno sguardo ad un’epoca che non c’è più e che sembra rivivere come congelata per sempre tra le stanze. Un po’ come Gravensteen che riporta il Medioevo a Gent a giorni nostri.

Dove dormire:
Pillows Grand Hotel Reylof, Hoogstraat 36, Gent, +32 9 235 40 70, www.pillowshotels.com/ghent/ In centro, a pochi passi dal fiume e dal ponte di San Michele, dentro un’elegante residenza, l’albergo offre 156 camere di design spaziose, dotate di ogni confort, ristorante, bar, colazione con tantissima scelta per tutti i gusti, giardino interno, wi fi, sala benessere, sale relax, noleggio bici.

Info:
www.visitflanders.com
https://visit.gent.be/en

Foto di Sonia Anselmo
In collaborazione con www.visitflanders.com/it

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