Anversa, Rubens, diamanti e cioccolato

Lungo la Shelda il via vai di imbarcazioni è continuo mentre le luci della notte illuminano Anversa con la grande ruota panoramica sulla sponda destra, l’antica fortezza subito dietro e l’alto campanile della cattedrale.

La serata primaverile ha qualcosa di suggestivo che rende la città fiamminga ancora più fiabesca, come sospesa nel tempo e nello spazio. L’illuminazione arricchisce anche le nuove architetture, lasciando impresso nel visitatore un mix di stili e mode.

La mattina, partendo all’esplorazione cittadina proprio dal fiume, da dove attraccano le crociere fluviali tra Belgio e Olanda che solcano anche la Schelda, Anversa rivela il suo cuore antico e storico.

Grazie al fiume e alla sua foce, a una 90 di chilometri, nel mar del Nord, la città deve il suo successo economico: tutt’oggi il porto di Anversa è il secondo più grande d’Europa dopo Rotterdam. Attraverso esso sono arrivate merci, artisti, artigiani, banchieri, fama e soldi, soprattutto nel XVI secolo. Dalle sue banchine sono passate lane e tessuti inglesi, spezie e zucchero indiani,
legname scandinavo, allume italiano, diamanti e il prezioso seme del cacao.

Su questi prodotti Anversa ha fatto la sua fortuna, che dura ancora: innumerevoli sono le botteghe e le cioccolaterie, mentre c’è un intero quartiere dedicato ai diamanti e la Borsa specifica di questi preziosi si svolge qui.

Ogni visitatore che arriva dal fiume, oggi come secoli fa, ha il primo impatto con la
fortezza, Het Steen. Costruita nel Duecento come residenza del Margravio, fu ristrutturata nel 1520 dal giovane Carlo V, che era affezionato alle Fiandre, terra della sua infanzia, essendo nato a Gand. Il castello divenne la Rocca dei Signori, in seguito fu luogo di esecuzione e infine trasformato sede del museo della navigazione.

La sua posizione occupa il nucleo originario della città, risalente al I secolo a. C. e con
ritrovamenti di epoca romana proprio sotto il castello di Steen. Fu poi ingrandita con l’opera di bonifica di alcuni monaci benedettini irlandesi agli inizi del Medioevo.

Dal castello e dal fiume inizia una vivace strada ricca di negozi, caffè, birrerie e ristoranti, che porta al cuore di Anversa: la piazza del mercato, Grote Markt.

Raccolta e quasi opulenta nella ricchezza dei dettagli, la piazza è un tripudio di architettura fiamminga, con il municipio rinascimentale, le antiche case delle corporazioni dei mercanti e artigiani, la fontana di Silvio Brabone.

Costui era un soldato romano a cui è legata la leggenda della fondazione di Anversa: fu lui ad uccidere il gigante Druon Antigoon, che abitava sulla sponda del fiume e terrorizzava gli abitanti chiedendo denaro per concedere il diritto di passaggio e a chi si rifiutava tagliava la mano gettandola in acqua. Brabone fece lo stesso gesto a lui, rivendicando tutte le vittime.

Da allora le mani sono diventate un simbolo cittadino, contenute nel nome fiammingo Antwerpen,
che significherebbe proprio lanciare la mano, e come forma di cioccolatini tipici, le Antwerpse Handjes o manine di Anversa.

Alle spalle della piazza Grote Markt si affaccia la cattedrale gotica, con la torre più alta del Belgio. Dentro la maestosa chiesa si ha il primo assaggio di colui che è l’essenza stessa di Anversa: Pieter Paul Rubens.

Maestro del barocco e dei chiaro scuri (appresi da da un lungo soggiorno in Italia a studiare Tintoretto, Tiziano, Veronese e soprattutto Caravaggio) ha lasciato il segno indelebile nella sua città: si può fare un itinerario sulle sue orme, scoprendo le opere nei musei, come il Museo Reale delle Belle Arti di Anversa, con una sala a lui dedicata con 16 dipinti e dipinti di altri grandi
artisti, il palazzo dove abitava, Rubenshuis, trasformato in museo ma al momento chiuso per una profonda ristrutturazione fino al 2027, e la zona del Meir, ampio viale di passaggio e shopping nel centro storico, che l’artista era solito percorrere tornando a casa dal lavoro in cattedrale.

Proprio Nostra Signora di Anversa è una meta imprescindibile: originaria del XIV, dall’esterno gotico e l’interno barocco, contiene molti tesori artistici. Su tutti quattro capolavori di Rubens:
i trittici Innalzamento della croce, Deposizione della croce, Resurrezione di Cristo e la pala d’altare Assunzione della Vergine.

Nella piazza della cattedrale, una tenera scultura ricorda una storia strappalacrime molto popolare nelle Fiandre: i protagonisti sono l’orfano Nello e il suo cane Patrasche che dormono ricoperti dal selciato sotto il campanile. La scultura è un omaggio dell’artista Batist Tist Vermeulen a un romanzo ottocentesco, “A dog of Flanders”, molto amato in Belgio.

Dalla cattedrale partono una serie di vicoli e vie medievali, piene di negozi, caffè e curiosità
come le Madonnine votive agli angoli dei palazzi, di cui Anversa è molto devota. Si arriva anche alla chiesa di San Carlo Borromeo, voluta dai gesuiti con la facciata che ricorda la Chiesa del Gesù di Roma: è detta anche di Rubens, perché nell’interno barocco splendono molti dipinti e sculture del Maestro. Si occupò del campanile, della facciata, dell’altare maggiore, degli affreschi sul soffitto e di due cappelle, anche se è la pala d’altare, Il ritorno della sacra famiglia, il suo capolavoro che cattura gli occhi dei visitatori.

Dopo aver ammirato tanta arte, ci si può dedicare a un altro tipo di maestria: il taglio dei diamanti. Il Diamond Square Mile è un intero quartiere riservato a questi preziosi, con laboratori, negozi e gioiellerie. Si trova vicino alla stazione centrale, già essa stessa un’attrazione da visitare con l’impatto liberty, e ancora oggi l’84 % di tutti i diamanti grezzi al mondo passano sotto lo sguardo critico degli esperti di Anversa in questo distretto.

Già nel XVI secolo, quando la città era nel suo periodo d’oro di commerci, i tagliatori di diamanti di Anversa erano famosissimi, persino Francesco I di Francia si rivolgeva a loro. Erano gli artigiani ebrei, scappati dalle persecuzioni spagnole e approdati nelle Fiandre, dove iniziarono facendo i lavori più difficili, compreso quello di occuparsi delle gemme grezze. Affinarono la tecnica e divennero molto abili nelle sfaccettature, anche nel trasformare pietre di qualità inferiore in eccelsi mini capolavori, al punto che la loro fama rimane immutata da secoli.

Se i diamanti restano un souvenir di Anversa spesso troppo caro per essere acquistato, meglio va con l’altro prodotto principe: il cioccolato. Ovunque nel centro storico si trovano pasticcerie, cioccolaterie, laboratori, di ogni dimensione, di ogni gusto e per ogni tasca.

Arrivato a bordo dei vascelli dei conquistadores spagnoli dall’America, il cacao si diffuse rapidamente in Europa, come merce preziosa, ma in Belgio trovò una casa fiorente, dove furono inventate la tavoletta di cioccolato e la pralina. Anversa, proprio per il suo dna di centro commerciale, ne divenne subito uno dei luoghi di produzione e acquisto più importante. Anche oggi impossibile andare via da questa splendida città delle Fiandre senza portarsi un assaggino godurioso dietro.

Info:
www.visitflanders.com/it/

Foto di Sonia Anselmo, Silvia Marchini, dreamstime.com

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