L’autunno colora il lungo viale, lo stesso che d’inverno appare ghiacciato con le stalattiti sulla fontana
al centro. In fondo si intravede la costruzione d’ispirazione classica sull’enorme scalinata. E subito viene
in mente Rocky che sale di corsa urlando “Adrianaaa”: Philadelphia nel cinema è così, talmente usata come location
per vari film e serie tv che ad ogni angolo quasi si rivivono le scene viste magari centinaia di volte.
Curioso questo rapporto privilegiato: Philadelphia nel cinema non è Hollywood, non ha propri studi importanti
eppure è usata sempre e volentieri. Sarà perché è una delle città più antiche degli Stati Uniti e in
alcuni luoghi sembra che la Storia viva ancora qui, sarà perché è tollerante, aperta, vivace, sarà
perché molti dettagli, dalle cortine rosse delle case ai grattacieli, alla neve deposta sui marciapiedi,
sono davvero scenografici.
Philadelphia nel cinema non è solo l’omonimo film premio Oscar con Tom Hanks e la canzone principale firmata
da Bruce Springsteen. E’ un amore corrisposto che parte da lontano.
Ad esempio negli anni Trenta- Quaranta del Novecento, con un film cult come “Scandalo a Philadelphia”, una di quelle screwball comedy dove i dialoghi sono effervescenti e i protagonisti debbono essere al pari con queste pirotecniche esplosioni: in questo caso Katherine Hepburn divisa tra Cary Grant e James Stewart sono perfetti. Un trio fantastico, con la regia di George Cukor, una sceneggiatura impeccabile presa da un testo teatrale (portato in scena spesso proprio dalla Hepburn) e una villa faraonica per raccontare una città elegante e “bene” della
upper class.
Un aspetto riuscito magistralmente nella Philadelphia nel cinema al punto che lo stesso film venne ripreso molti anni dopo, nel 1956, e venne arricchito di musiche: era “Alta Società” con Frank Sinatra ma soprattutto con
un vero simbolo della “Philly” (come chiamano i suoi abitanti la città) “bene”, ovvero Grace Kelly, che proprio poco dopo aver girato la pellicola divenne Principessa di Monaco.
Se Grace Kelly è un’icona insuperabile, ce n’è un’altra che ha fatto la fortuna della Philadelphia nel cinema: Rocky, o meglio Silvester Stallone.
La saga del pugile più famoso degli anni Ottanta è stata girata proprio tra le vie della città per cinque volte. Ma l’immagine più impressa è proprio quella di Rocky che si allena davanti al Philadelphia Museum of Arts, salendo le imponenti scalinate fino ad arrivare al vasto spiazzo in cima, alzare i pugni in alto in segno di vittoria e gridare il mitico “Adrianaaaa”.
A ricordo di Rocky, c’è una statua ai margini dello scalone, giusto per ribadire il concetto che Philadelphia nel cinema è davvero la location ideale. Il Museo, poi, è una delle attrazioni principali della città, con un’importante collezione di Impressionisti, molte mostre temporanee, sale sull’arte orientale, una succursale dedicata interamente a Rodin.
La costruzione in stile greco antico domina il viale Benjamin Franklin Parkway, una delle più importanti arterie, che è dedicata all’illustre concittadino, a fianco del Fairmount Park, e conduce al cuore della città, quello che più volte è stato ripreso nella Philadelphia nel cinema.
Molti luoghi sono stati usati per location, anche per il valore storico. Come con la Indipendence Hall, dove è il luogo dove venne firmata il 4 luglio 1776 la Dichiarazione d’Indipendenza, la stessa che voleva rubare Nicolas Cage in “Il mistero dei Templari”.
Nella piazza dove sorge si respira davvero la Storia, qui venne redatta la Costituzione Americana, nelle aule venne ospitato il primo parlamento Usa. Sul lato opposto della Indipendence Hall si trova l‘Old City Hall che fu teatro della prima corte Usa, la Corte Suprema.



Davanti, nel Indipendence National Historical Park, detto anche il chilometro quadrato più storico d’America, c’è l’imperdibile Liberty Bell, la campana simbolo della libertà. E poi tutto intorno case costruite quando gli Usa non erano ancora nati, il primo ufficio postale, molti spazi verdi con alberi e panchine dove ammirare gli scoiattoli,
viuzze eleganti dove può sembrare di vedere il fantasma di Ben Franklin circolare liberamente tanto sembrano rimaste inchiodate in un’altra epoca.
Per questo vengono spesso usate nella Philadelphia nel cinema. Tanto che uno spettro per fiction l’hanno davvero ospitato. Era quello di Bruce Willis, psicologo per “Il sesto Senso”.
Questo ritorno al passato rivive anche nelle varie puntate di una serie tv famosissima, “Cold Case”. Anzi, alzando lo sguardo verso la statua del quacchero William Penn, il fondatore della città e che ha dato anche il nome allo Stato della Pennsylvania, che fino agli anni Ottanta, quando si costruirono i grattacieli, dominava il panorama dall’alto della City Hall, viene in mente la sigla della serie televisiva a sfondo giallo.
Ancora thriller per le stadre di Philly con “Limiteless”, con Bradley Cooper, nato proprio in città, e Robert
De Niro con la scena finale ambientata nel Business District.
Philadelphia nel cinema, però, ha affrontato tutti i generi. Come la commedia, inevitabilmente tramessa a Natale, sullo scambio di identità tra Eddie Murphy e Dan Aykroyd per “Una poltrona per due”: in una via del centro si può vedere lo scalone doppio di un club per soli gentlemen, in stile inglese, dove rotolò il povero Aykroyd.
Dettagli e curiosità, location impresse nella memoria e luoghi rimasti immutabili da secoli, atmosfera vivace e
tollerante: tutto questo ha immortalato per sempre la Philadelphia nel cinema.
Info: www.visittheusa.com
www.visitphilly.com/
Foto www.visittheusa.com Pixabay
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