I viaggiatori sono animali inquieti, appena scendono dalla loro scatola di metallo, sia treno, aereo o automobile, annusano l’aria, ascoltano il vento. Il profumo del Libano ti seduce fin dentro l’aeroporto, così intenso da coprire la puzza del kerosene.
Dai primi passi ho avuto l’impressione di posarmi su qualcosa di solido e fluido. Poi nel viaggio verso la città di Beirut, questo senso di contraddizioni diventa così forte da essere unità.
L’animo viaggiante, l’impermanenza del rimanere, si vive di contingente. Si costruisce un palazzo, si attraversa la strada, si butta una bottiglia di plastica, un ostinato essere presente, ogni atto è di per sé Vita.
Durante la guerra (1975 -90) la Beirut fu divisa in due zone, est e ovest, mentre i proiettili passavano sopra, da una parte all’altra della via e nessuno più calpestata il suolo, l’erba iniziò a crescere, così la line di demarcazione fu chiamata Green line. Beirut risorta dalle sue rovine, eleganza, lusso e sobrietà.
I Libanesi abitano le loro auto. Beirut è un complesso urbano sul quale gravitano due milioni di abitanti, la metà dell’intera popolazione nazionale. La ferrovia non è stata ricostruita e quindi ci si muove necessariamente in auto o bus. La direttrice litoranea della capitale è un sali e scendi, ma appena si svolta verso l’interno il traffico si rallenta e si inerpica per la montagna. Le cime sono dentellate dai palazzi e grattacieli è difficile distinguere le vette.
Camminando per le vie di Beirut si conoscono gli sguardi, i gusti musicali, cosa cucineranno, attraverso i finestrini delle auto si entra nel quotidiano libanese. Il traffico procede, spesso in maniera rocambolesca, ma con un insolito senso di calma. Lungo le strade le persone sono ferme in attesa di un bus. Si prende il primo che va nella direzione, bisogna chiedere, una buona scusa per attaccare discorso, basta poco perché la conoscenza dell’inglese e francese è diffusa.
Beirut è città di mare, antichissima, per capire quanto sia inarrestabile basta fare una passeggiata sul lungomare, dalla Raoucheh alla Corniche. Che siate insonni, amanti del tirar tardi o dell’alba, troverete comunque qualcuno a correre, passeggiare, chiacchierare. La Raoucheh, deriva dal francese “rocher”, utilizzato per indicare i due faraglioni che si trovano di fronte alla costa, con la famosa Grotta dei piccioni. La Corniche è il lungomare nella zona del faro. Escluso qualche breve tratto, si cammina con il mare da un lato e dall’altro un susseguirsi di hotel, ristoranti, caffè, locali.
Si può immaginare una via parigina illuminata dal Mediterraneo e con tocco di raffinatezza araba?
Nel centro di Beirut si passeggia tra palazzi signorili, in stile francese ma con molta più grazia. Place de l’Etoile sembra solo una bella piazza, poi ti fermi e ti rendi conto di quanto sia densa. Offre un colpo d’occhio unico: rovine romane, tre edifici religiosi: una moschea, una chiesa ortodossa e una maronita, e vie che si diramano come raggi di una stella. Nel antico forum romano aveva sede la scuola di diritto, dove nel VI sec venne stilato il Codice Giustinianeo. Poco più oltre il Palazzo dell’Assemblea Nazionale, non molto lontano sulla collina che domina il centro città il Grande Serail, oggi sede del primo ministro libanese.
Non può mancare il suk, il mercato. Per chi si aspetti bancarelle, colorate, colme di colori e oggetti di ogni dove, il Beirut Souks ne è la trasformazione moderna. Le gallerie con gli archi arabi, i negozi internazionali e poi la zona delle grandi firme della moda, con tavoli e bar all’aperto. Niente a che vedere con i grandi centri commerciali della moda che punteggiano la nostra Penisola. Qui l’animo del mercato, come luogo di incontro, è pulsante.
C’è un luogo che da solo vale di viaggiare fino a Beirut. Il Museo Nazionale è situato proprio sulla via che fu la green line, i danni subiti durante la guerra furono ingenti. I beni conservati sono straordinari, il pensiero di gratitudine va a chi fece l’impossibile per riuscire a proteggerli dalla guerra, a chi si è impegnato nella ricostruzione e alle persone normali, come la guida turistica che continuava a studiare nonostante le bombe.
Oggi il Museo offre un buona fruizione con ampie sale in cui i preziosi reperti sono esposti in maniera piacevole e godibile. Il Museo ci spiega sotto gli occhi la storia della Fenicia, dalla preistorica al XVI Secolo, dall’auge del dominio commerciale alla sottomissione. A piano terra si trovano testimonianze del periodo romano-bizantino, dell’influenza egiziana sui Fenici, soprattutto accoglie l’emozione di un dettaglio che cambiò il mondo, l’invenzione dell’alfabeto. Le parole, incise sul sarcofago del Re di Byblos, Ahiram (X sec. A.C.) sono la maledizione del figlio contro chi violerà il sonno del defunto, come debutto non è granché.
Nel piano interrato, i suggestivi sarcofagi antropomorfi così allineati nell’oscurità della sala mostrano la dignità di un riposo, l’ultima sospiro trattenuto dalle labbra.
Il primo piano è infinito, sono presenti una vasta collezione di monili in oro, piccoli oggetti, molti si possono osservare con la massima pignoleria grazie alle lenti di ingrandimento.
Riparto da Beirut e le ultime immagini in diretta della maratona, il senso di Vita è quello che mi rimane addosso.
Dove Mangiare:
Phoenician fu inaugurato nel 1961 è stato il primo hotel extra lusso del Medio Oriente. Dopo la pausa forzata, dal 2000 è tornato a proporsi sul mercato internazionale, sfidando i nuovi concorrenti del luxury hotel. Nella categoria lusso, l’hotel dispone ti tutte le possibilità di alloggio, camere, suites e appartamenti.
Per una cena elegante e informale presso il Mosaic Restaurant del Phoenician è possibile la cena a buffet.
Il menù è internazionale, ma la principalmente cucina libanese. Essendo a buffet e trovandomi in compagnia di donne libanesi appassionate di cucina, ho tentato la via della degustazione. Ho ridotto al minimo le dosi, mi sono impegnata ma comunque non sono riuscita a completare il giro di assaggi e neppure dei dolci. L’Homos o Humus è la salsa più famosa. Moutabbal sono creme a base di verdura, la mia preferita è di melanzane. Per i dolci è stato un tripudio di pistacchi e datteri.
Info e prenotazioni: http://www.phoeniciabeirut.com/dining/restaurants-bars/7/mosaic-restaurant
Al-Sultan Brahim, specializzato in pesce fresco, il ristorante attivo dal 1961, nel 2015 è stato riconosciuto come “the Best Quality Restaurant in the Arab World” e quest’anno è stato premiato, dal Ministro del Turismo, come Ambasciatore della cucina libanese. Detto ciò mi astengo dal dire quanto sia buono. Preciso solo che Al-Sultan Brahim i piatti sono raffinati e genuini al contempo, equilibrio non facile. Il locale elegante e vivace
Info e prenotazioni: http://www.alsultanbrahimdoha.com/en/home
Barbar sulla Raoucheh, tavola calda, takeaway, patatine fritte e il menù libanese al completo, shawarma di montone o pollo, yogurt nelle varie declinazioni, liquido asprigno e acido, alle piccole sfere solide simili alla Feta. Ambiente informale adatto alle famiglie e per pasto veloce. Indirizzo Charles De Gaule Street, Raouche, Beirut
Dove Dormire
Hotel Lancaster: Facile da raggiungere dall’aeroporto e 5 minuti a piedi dalla Raucher. La camera silenziosa, letto comodo, con tende oscuranti che non lasciano passare luce, kit cortesia ben fornito, bollitore con tutto l’occorrente per farsi una tisana, TV e ottima wifi, Computer con stampante sono a disposizione dei clienti.
Il buffet della collazione ben fornita, con buona scelta di frutta secca, pistacchi, datteri, albicocche, mandorle, uva sultanina. Una nota per i nostalgici dell’espresso, in genere dal thermos “caffè americano” esce un liquido scuro dalla dubbia identità, invece è risultato gradevole al gusto e non deleterio per lo stomaco.
Info e prenotazioni: http://lancaster-hotel.hotels-beirut.com/it/
Informazioni e contatti per Beirut e Libano, sarà presto on line il sito ufficiali delle guide turistiche libanesi, prima di ciò, questi sono i loro contatti. Le guide parlano e scrivono in italiano.
Info@tourguideslb.com
Hidden Lebanon: https://www.facebook.com/HiddenLebanon/?fref=ts
hiddenlebanon@gmail.com
Geo Club Liban: https://www.facebook.com/geoclubliban/?fref=ts
geoclubliban@gmail.com
Museo https://www.beirutnationalmuseum.com/
Foto Sara Ferrari e Maria Luisa Bruschetini
In collaborazione con la Rotta dei Fenici www.fenici.net