Sotto il sole i celesti si evidenziano, i rosa si fanno avvolgenti e i gialli splendono rivelando particolari e dettagli. I mille colori del tempio di Meenakshi Amman a Madurai ammaliano con bellezza e particolarità. E con la curiosità di voler decifrare ogni piccolo decoro, ogni leggenda e storia raccontata, ogni sfumatura.
Anche se è difficile riuscire a cogliere tutto, talmente è la ricchezza e la presenza di statue, sculture e intagli. Il tempio di Meenakshi è un trionfo di animali, fiori, piane e Divinità in un mix unico, che sembra rivelare l’essenza dell’India, colorata e caotica, ma con un ordine tutto suo.
Madurai, antica città del Tamil Nadu, nel Sud, è stata per l’India quello che è stata Atene per l’Europa: una sede unica, con grande fermento creativo, intellettuale, spirituale e filosofico, culla della civiltà dravidica. Il tempio di Meenakshi è il suo cuore animato, sempre pieno di fedeli e visitatori, che si fanno strada nel centro cittadino tenendo come orientamento i 12 gopuram, le torri piramidali, che si protendono solidi verso il cielo: quattro di essi sono i rispettivi ingressi al santuario, quello meridionale alto fino a 60 metri, e quello orientali di 9 piani.
Imponenti e variopinti, sono il simbolo del tempio di Meenakshi, la cui esistenza è datata ben
3500 anni fa, con la città costruita intorno, progettato nella forma attuale nel 1560 come uno dei luoghi più sacri dell’induismo.
Non è raro incontrare al tempio di Meenakshi coppie di sposi, che aggiungono ancora più colore e calore all’interno del santuario. Qui a Madurai ogni anno si tiene una grande celebrazione per commemorare la santa unione tra la dea Meenakshi Amman e Lord Sundareswarar, ovvero le due forme di Partavi e Shiva a cui è dedicato.
Meenakshi è un’incarnazione della dea Parvati, quella di figlia del re Malayadhwajan di Madurai
e della regina Kanchanamala: la coppia non poteva avere figli e la bambina, già di tre anni, nacque con un rito speciale da fiamme sacre. Aveva, secondo la leggenda, gli occhi a forma di pesce, da qui il nome meen (pesce) e Akshi (occhi).
Il re, grato alla Dea per la figlia, la allevò come un principe, destinata a governare e a portare gloria alla dinastia. Quando divenne regina Meenakshi intraprese molte spedizioni militari per espandere il regno paterno e in una di queste sul Monte Kalinga, si incontrò con Shiva, che riconobbe subito come suo futuro marito, come scritto nelle profezie. Entro otto giorni, Shiva arrivò a Madurai come Lord Sundareswar e i due si unirono in matrimonio. A queste nozze divine furono presenti moltissimi dei e dee, con Lord Vishnu, a condurre la cerimonia.
Tutto questo viene ricordato al tempio di Meenakshi, sempre affollato di fedeli con le offerte. Difficile riuscire a visitarlo tutto: copre 15 acri, ha 4.500 pilastri, 12 torri e ben 33 milioni di incisioni. Soprattutto le parti più sacre non sono accessibili ai non indu.
Artisticamente il santuario è considerato l’apice della cultura darvistica, iniziata con austere architetture rupestri scavate nella roccia, per poi arrivare al massimo barocco. Tra le curiosità
985 colonne finemente scolpite, alcune delle quali alcune, se toccate, emettono delle piacevoli vibrazioni musicali.
Tante sono le leggende e le storie legate al tempio di Meenakshi, così come le zone da vedere tra sale, colonne, statue, giochi di luce, mura, dipinti e quant’altro. Difficile non meravigliarsi ammirando i colori, i decori e il flusso ininterrotto di pellegrini con le offerte. Vivace e
affascinante, il tempio di Meenakshi a Madurai rivela un’anima ancestrale e spirituale unica.
Foto di Sonia Anselmo, dreamstime.com, Pixaby
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