Shwedagon e le altre pagode, tutto l’oro di Yangon

Il grande spiazzo davanti allo stupa dorato è pieno di giovani. Chi prega, chi passeggia, chi si fa i selfie, mentre la Shwedagon, il tempio simbolo di Yangon e del Myanmar, brilla di luci nel crepuscolo.

E’ uno spettacolo nello spettacolo. Una folla di fedeli pronti a celebrare il rito di passaggio delle stagioni e della luna piena, mentre i curiosi, i visitatori e perfino i gatti che abitano il luogo sacro, sono invasi da una sensazione di pace e serenità.

A qualsiasi ora si venga su questa pagoda, che è quasi una cittadella fatta di templi, piccoli altari, statue dorate, stupa e tradizioni, si resta stupefatti da tanta bellezza e armonia.
Al tramonto, per esempio, l’oro puro risplende intensamente, colpito dai raggi solari, mentre il diamante in cima allo stupa, alto quasi mille metri, sembra lanciare lampi accecanti, mentre se ha piovuto il pavimento di marmo diventa scivoloso e ci si muove a passettini piccoli, rigorosamente a piedi nudi, con calma, ammirando ancora di più i dettagli di questo capolavoro d’arte, architettura e religione.

La Shwedagon Paya risale a circa 2500 anni fa, domina dall’alto della collina l’intera città e da sola sembra essere il silenzioso testimone della vita del Myanamar, dei cambiamenti inevitabili che Yangon sta subendo, tra nuovi palazzi, più auto, cellulari e cartelloni pubblicitari.

La Pagoda ha visto persino, qualche anno fa, la visita dell’ex presidente Obama, che si piegò ad un rituale sacro ai birmani: innaffiare la statuina corrispondente all’incarnazione di Buddha del giorno della settimana in cui si è nati.

Lo stesso rito che ogni giorno compiono milioni di fedeli lungo il perimetro della Shwedagon: in Myanmar c’è un oroscopo tutto particolare, non si crede ai nostri segni zodiacali né a quelli cinesi annuali, il proprio segno è dato dal giorno di nascita. In base a quello, a secondo appunto dell’incarnazione di Buddha, si ha come simbolo un animale: il maiale, la tigre, il topo, il leone, il drago, la talpa, con l’eccezione del mercoledì che è diviso in due parti e rappresentato da un elefante, con le zanne o senza a seconda della mattina o pomeriggio.

Così, ad ogni ora, l’enorme terrazza della pagoda è piena di gente in fila per lavare la statua corrispondente con una ciotolina d’acqua per tante volte a secondo dell’età di chi compie il gesto, offrendo anche fiori. Soprattutto il sabato, giorno del drago, considerato di buon auspicio, la folla è tanta, mentre molti giovani nati sotto questo segno si prestano come volontari per spazzare il pavimento.

Sulla Shwedagon si sale con un comodo ascensore ed è subito una sorpresa dietro l’altra: il grande albero sacro importato dall’India, le infinite nicchie con statue di Buddha, di ogni dimensione, tutte luccicanti d’oro e pietre, rubini, zaffiri e diamanti, il museo dove si può vedere da vicino incensieri preziosi, ornamenti composti da più di duemila gemme, e una riproduzione dell’ “ombrello”, il puntale alto 13 metri, dal peso di 500 chili d’oro puro, con piccole campanelle anch’esse dorate, in cima allo stupa principale.

Girando sui 14 ettari della terrazza, tra le varie cappelle, nicchie e costruzioni, si ammirano i tanti elaborati dettagli artistici e architettonici e gli elementi aggiunti dai credenti: i grandi fiori di loto che sono nei vasi dell’offerte, le candele votive, le statue degli spiriti maligni con il pollice alzato, i leoni che fanno la guardia, i draghi che scendono dai pilastri. Ovunque, gente, soprattutto giovani, che prega in ginocchio e persino monaci impegnati a studiare un ipad.

E’ davvero un grande spettacolo di fede ed emozioni, il momento culminante delle tante meraviglie che regala questa terra affascinante e calorosa, il Myanmar.

La Shwedagon Pagoda domina Yangon, una città in trasformazione, con il grande lago al centro, gli hotel moderni, i nuovi centri commerciali, i ristoranti luccicanti sulle rive. Anche se, per fortuna, rimane legata alle tradizioni ancestrali, la bellezza del Myanmar si respira pure qui, nonostante il traffico. Le strade rimangono ricche di bancarelle di street food locale, la venerazione dell’elefante bianco tenuto in un grande parco è ancora presente, i longyi, una specie di gonna, sono portati indistintamente da tutti gli uomini, l’artigianato, dalle stoffe alle lacche e agli oggetti in legno, e le pietre preziose, soprattutto rubini, sono in vendita nei numerosi labirinti nello Scott’s Market, residuo dei tempi coloniali.

Intorno al mercato, le strade, le banchine sul fiume Irrawaddy, gli edifici risalgono al dominio inglese e si notano ancora. Il municipio è un grande palazzo bianco con davanti un giardino frequentatissimo dagli abitanti, curiosamente è stato costruito dirimpettaio di uno dei simboli più birmani che ci siano, la Sule Pagoda.

Circondata da nuovi grattacieli, sembra quasi sommersa dal via vai di auto e bus. Rimasta fissa al suo posto, è probabilmente l’unico tempio al mondo che funge da rotatoria nel traffico, come se la città si sia sviluppata intorno ad esso.

E’ ancora la Sule a scandire la vita degli abitanti di Yangon che qui vengono a pregare a qualsiasi ora: in pausa pranzo, in comitiva, in solitudine, sempre con grande fervore. Vecchia più di 2500 anni, è talmente viva e frequentata da essere il cuore pulsante e antico della città, insieme agli altri templi.

Come la Pagoda Chaukhtatgyi, con l’enorme Buddha sdraiato, dove nemmeno i restauri fermano la devozione dei fedeli. Per arrivare fino al grande viso dall’enigmatico sorriso e arginare le impalcature, si sono inventati una specie di barchetta volante, tramite un sistema di fili, che porta sin lassù le tradizionali foglie d’oro da attaccare in segno di omaggio.

Costruito agli inizi del Novecento, è un tempio relativamente moderno rispetto alla vicina Shwedagon, con il Buddha reclinato lungo più di settanta metri, il più grande del Sud Est asiatico e del mondo.
Tutto intorno, vicino ai piedi dorati con le incisioni della vita di Buddha, alle statuine dove fare il rituale dei segni zodiacali e agli edifici dei monasteri, i bambini giocano, i gatti oziano e i fedeli pregano. Una normale scena di vita quotidiana in Myanmar e a Yangon, una città che guarda al futuro ma rimane ancorata alle tradizioni, alla religione e ai suoi simboli.

Info Advanced Zealous Travels and Tours, Aung Myo Oo Tour operator
Room No. 1A, Myinthar 1Street, 3A Third Floor South okkalapa, Yangon, Myanmar, Tel 09-51156733, 09-403797008
anunggiovanni@gmail.com, www.aztravelmyanmar.com https://www.facebook.com/aztravelmyanmar/

Foto di Sonia Anselmo e Fiorella Corini

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