Shanghai, la Cina di domani

L’Expo sorge in un grande parco, nella zona più recente, sulla sponda destra del fiume Huangpu che divide in due la città. Da quelle parti c’è anche la Torre Televisiva Perla d’Oriente, diventata con i grattacieli che la circondano, il simbolo e il panorama stesso della Shanghai di oggi. Colorata, illuminata, tecnologica. Lo skyliner migliore per godere di Pudong, la zona nuova, è invece proprio l’altra sponda del fiume, costeggiata dal Bund. Uno splendido e lunghissimo lungofiume, meta ideale per una passeggiata, per prendere un caffè o assaggiare qualche specialità dai tanti chioschi che si incontrano sul lato pedonale. O per fare una foto alla statua del filosofo Cheng Yi. Ha un’aria retrò, il Bund. Sembra di essere trasportati negli anni Trenta, anni d’oro per la città cinese. Lungo il chilometro e mezzo del lungofiume, scorrono infatti edifici dagli stili diversi, molti dei quali affondano le radici in quel periodo storico. E poi negozi chic di grandi firme della moda italiana, alberghi di lusso, banche e club che in quell’epoca erano ritrovo di avventurieri e miliardari, re e ambasciatori. Un tempo il Bund era una riva fangosa, occupata dai pescatori che scaricavano la loro merce, ma tra il XIX e il XX Secolo si è trasformata nella strada più ambita della Cina. Durante la rivoluzione fu visto come un simbolo dell’occupazione straniera della città e soltanto negli anni Novanta è tornato piano piano all’antico splendore. Oggi è meta ideale per partire alla scoperta di Shanghai. Da qui, ad esempio, si può affittare una delle tante barche che fanno la spola sul fiume e godere la vista della metropoli dall’acqua. Sul Bund, proprio all’altezza della statua di Cheng Yi, sbuca  Nanchino Road, ovvero la strada pedonale più trafficata e commerciale del mondo. Provare ad attraversare la via in mezzo ad una folla continua è una delle esperienze più elettrizzanti che possa fare il visitatore occidentale, senza rimanere travolto dalla multidudine umana.

Vanno tutti a fare shopping perchè questa è la Shanghai versione capitalista: un susseguirsi senza fine di negozi di abbigliamento casual, di grandi magazzini dove le commesse non spiccicano una parola di inglese ma ascoltano la musica pop straniera a tutto volume, di cartelloni formato gigante illuminati. Per fortuna, incastrato tra i grattacieli di cemento e metallo e i tanti schermi enormi, rimane qualche negozietto che vende tè e prodotti tradizionali. Altrimenti sembrerebbe di essere in una New York qualunque. Dall’altro lato della Nanchino rispetto al Bund, si trova un quartiere culturale e politico con al centro la piazza del Popolo, occupata da un grandioso parco dove la mattina gli abitanti vengono a fare pratica di Tai Chi all’ombra del Palazzo del Governo. La piazza è pure punto di ritrovo per gli appassionati di musica: qui si affaccia il Teatro dell’Opera, che spesso ha ospitato artisti italiani in concerto. Alle sue spalle, sorge il Museo di Shanghai, uno dei tre musei più belli della Cina, inaugurato nel 1997. Ospita collezioni di bronzi, di sculture e di opere risalenti alle varie dinastie, anche se la Galleria delle Ceramiche e delle Porcellane rimane il fiore all’occhiello della struttura. Il Museo, dopo tanto futuro e modernità, sarà per il turista una tuffo nel passato millenario del Paese e un’ottima base di partenza per calarsi nel cuore della città vecchia. E finalmente si respira aria di Cina, di tradizioni e solide radici. A due passi dal Bund e dal fiume, circondata dai viali Renmin Lu e Zhonghua Lu, rimane la città vecchia: una sorta di quartiere di case basse dai tetti ricurvi con le tegole rosse e le lanterne alle porte che sembra lontano anni luce dalla metropoli caotica. E’ uno spazio abbastanza ridotto, comodo da visitare a piedi, un reticolato di strade e stradine da scoprire, arricchito da bazar e negozietti di ogni genere.

Da non perdere il Giardino del Mandarino Yu, splendido e immortale. È il classico giardino cinese, circondato da mura che sono serpeggiate da un drago. Fu disegnato nel 1578, su ordine del mandarino Pan Yun Duan, governatore della provincia del Sichuan, per onorare i suoi genitori. E’ molto grande, ma passeggiando in un percorso prestabilito che tocca padiglioni, complessi di pietre e il laghetto con le anatre mandarine, non ci si accorge della sua vastità. Ci si perde, piuttosto, nel silenzio, nell’atmosfera capace di rilassare, nella composizione particolarmente studiata di fiori, piante e rocce. Qui è rappresentato il mondo in miniatura, secondo la tradizione cinese in un gioco di prospettive, colori, forme per dare vita all’armonia dell’universo. E’ un luogo che trasuda magia e fascino: una sensazione che rimane a lungo, nonostante appena varcata l’uscita si è di nuovo immersi nel bazar e si ritorni allo spirito commerciale cinese. Anche il Tempio del Buddha di Giada ha il potere di portare in un’altra epoca. Si trova in un quarteire rumoroso e poco attraente, ma è una sosta necessaria per il visitatore alla ricerca della Cina che fu. In origine era un monastero, fu costruito nel 1882 per ospitare due statue del Buddha in giada bianca portate dalla Birmania. Chiuso fino al 1980, minacciato durante la Rivoluzione Culturale, deve la sua sopravvivenza al coraggio del bonzo che era a capo del monastero: bloccò le porte del tempio e le tappezzò di ritratti del presidente Mao, che sarebbe stato un sacrilegio violare. Così il tempio oggi è potuto tornare alla bellezza originale. Abitato e servito da monaci buddisti, è composto da tre sale centrali separate da cortili: in quella di sinista c’è il Buddha sdraiato di giada bianca lungo 96 centimetri. Finita la visita si ritorna al futuro, alla Shanghai super illuminata e dall’anima mercantile fino al midollo come nei tantissimi mercati delle pulci, brulicanti di vita e di cianfrusaglie. 

         

Come arrivare
L’unico collegamento diretto lo effettua la compagnia di bandiera cinese Air China, che vola su Milano. In alternativa si può raggiungere Shanghai con uno scalo utilizzando le maggiori compagnie europee e asiatiche, soprattutto mediorientali. 

Quando andare
Shanghai ha quattro stagioni distinte con estati e inverni lunghi e mezze stagioni brevi. Per quanto proprio primavera e autunno siano sempre i periodi migliori, la destinazione è visitabile tutto l’anno in virtù del fatto che le temperature non sono estreme neanche in estate o in inverno. Dalla fine di agosto a tutto settembre, i tifoni che passano più a sud portano sulla propria scia abbondanti precipitazioni.

  Clicca qui per vedere la mappa su Google

   Articoli correlati
  Info utili sulla Cina
  Turfan, l’oasi del vino

  

0 Condivisioni

Lascia un messaggio