Passaggi musicali a Oriente

Comincia così. Che scendi dal pulmino davanti l’hotel. Prendi i tuoi strumenti dalle mani frenetiche del personale che scarica e nell’attesa scopri che gli uccelli nel cielo di Karachi sono falchi. Volteggiano nell’aria fosca del mattino a migliaia e si distribuiscono in continui cerchi concentrici. Più tardi, e poi nei giorni successivi, li osservi e li incontri e pensi che qui sono l’anima antica, la divinità. Che il ritmo più profondo di questi luoghi è in quel volo circolare, nelle ali possenti che planano lente sui tetti, sui pali, nelle siepi spartitraffico delle grandi vie affollate, sulle tettoie d’amianto dei souk, nei mercati. L’occhio è quello elettrico e imprendibile del pastore errante. E quel silenzio regale, anche nel bang metropolitano, è l’unica possibile pausa al nobilissimo canto di queste terre.  Al soffio del raga e del qawwal. Ora i nostri bagagli sono ordinati nella hall, pronti per essere smistati nelle stanze. Qui, dall’Avari Hotel International, inizia davvero il nostro tour. Da questo colore velato e traslucido che ci procura la stanchezza di venti ore tra aerei/autobus, aeroporti e troppi security check. Dalla luce tropicale che taglia le finestre liberty vittoriano. Da questo odore di disinfettante che trovi sempre, in tutti gli hotel del Subcontinente.

Il primo appuntamento di lavoro nel tardo pomeriggio è con i Fuzon. Divideremo il palco, un tempo a testa e su proposta degli organizzatori dovremo suonare insieme l’ultima parte del concerto. Ho con me “Saagar”: il loro disco. Si tratta di una band fusion che fa musica genericamente angloindopakistana, con radici nella tradizione e uno sguardo al trendy dei loro fratelli di Londra tipo Asian Dub Foundation o King Prawn. Il cantante ha una voce straordinaria. Di quelle che non si dimenticano facilmente. Gli organizzatori hanno allestito la sala prove in una villa del quartiere residenziale di Karachi. E’ la casa di Imran Mir Azam Ali un pittore astrattista di fama internazionale. Siamo in uno spazio a vetri al centro di una terrazza al secondo piano. Le palme e le magnolie giganti sfiorano i muri della casa. Ci sono i corvi. I Fuzon sono un classico quintetto/band: batteria, basso, chitarra, tastiere e voce. Noi siamo in due ai fiati  (con me, Gavino Murgia anche voce e launeddas), Lucilla Galeazzi vocalist d’eccezione, Rodolfo Maltese alle chitarre e Andrea Biondi al vibrafono e drum machine. Propongo un mio brano in re che dopo un po’ si trasforma e diventa un tappeto elettro-acustico con conversazioni serrate tra gli strumenti. Poi un dialogo tra le melodie suditaliche di Lucilla e il verso d’oriente di Shafqat, il cantante. Infine quest’ultimo chiude con un lungo solo in perfetto stile classico.

>>  segue

0 Condivisioni

Lascia un messaggio