Tartarughe, pesci pagliaccio e idoli moreschi nuotano tra le barriere coralline, apparentemente indisturbati dalle persone che immortalano il centro mondiale della biodiversità marina con le loro Go-Pros. La vita sottomarina, le migliaia di spiagge e di isole vulcaniche rendono le Filippine una stella in ascesa del turismo globale. Questo però non sta avvenendo senza controindicazioni.
“I cinesi camminano sulla barriera corallina con le loro ciabatte di plastica, questo è il problema,” dice Christy, dipendente di un centro di immersioni a Bohol, una delle 7,107 isole che compongono il paese. Christy spiega che molti turisti asiatici non sanno nuotare ma vogliono comunque fare selfie in queste acque cristalline.
I filippini si trovano infatti in una posizione scomoda: sono chiamati a rallentare la recessione della barriera corallina promuovendo al contempo attività economiche e opportunità lavorative, in particolare per gli agricoltori e i pescatori, le due categorie più povere delle Filippine. Nel Paese, in media, il 21,6% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà.
Come può il governo trovare il giusto equilibrio? Qual è il ruolo del turismo? Che cosa suggerisce la recente decisione di chiudere una popolare meta turistica come Boracay?
SVILUPPO ECONOMICO: TURISTI IN CRESCITA
Lo sviluppo è in corso. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, le Filippine sono il 16 ° paese al mondo per crescita del PIL nel 2017 con il 6,6%, a fronte di un tasso di crescita del 2,05% in Germania e del’1,57% in Francia. Le cose non stanno peggiorando nel 2018.
Secondo il Dipartimento del Turismo (DOT), il paese ha registrato una crescita del 15,97% nel gennaio 2018 rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Sudcoreani e cinesi rimangono i principali visitatori, con un aumento rispettivamente del 28,36% e del 29,55%.
“C’è un boom, un buon boom. Il denaro sta arrivando,” conferma Kennan, un autista di Bohol. I voli economici da altri paesi asiatici e la visibilità della vita marina derivante tra l’altro dalle iniziative organizzate in questi mesi in occasione dell’Anno Internazionale delle Barriere Coralline semplificano ogni previsione. Molti stranieri si riverseranno nelle Filippine nei prossimi mesi, soprattutto in autunno e inverno. Il trend positivo continuerà senza alcun dubbio.
COSA C’È DI COSÌ SPECIALE NELLE FILIPPINE?
Luzon e Mindanao, le due isole principali, si trovano all’apice del Coral Triangle (CT), la regione tra Indonesia, Malesia e Papa Nuova Guinea. Si tratta dell’area marina con la più alta biodiversità al mondo secondo un articolo accademico di Carpenter e Springer (2005).
Le Filippine hanno anche la quarta barriera corallina più grande al mondo, dopo Indonesia, Australia e Nuova Caledonia. I dati del portale online ReefBase sottolineano inoltre che il paese vanta la più alta densità (misurata come barriera corallina su area marina) tra i principali 30 paesi per barriera corallina al mondo.
Questa ricchezza ha un impatto positivo sulla pesca, facendo delle Filippine uno dei migliori produttori di tonno e alghe. Per ora. Probabilmente solo per ora.
DISTRUZIONE DELLA BARRIERA: CAMBIAMENTO CLIMATICO E PROBLEMI LOCALI
Il collasso della biodiversità costiera potrebbe essere irreversibile a meno che non vengano intraprese e implementate politiche mirate, sia a livello locale che a livello globale.
Secondo un lavoro di Azanza e altri ricercatori pubblicato nel 2017, queste isole vulcaniche, fortemente esposte ai percorsi dei tifoni, sono tra le aree più suscettibili al cambiamento climatico.
“Parlando di cambiamento climatico, l’ironia della sorte vuole che le isole filippine, pur non contribuendo troppo all’inquinamento globale, sono il quinto paese più vulnerabile, ” il Climate Justice Tour e il Philippine Coral Bleaching hanno scritto in un recente comunicato stampa. Le barriere coralline e le mangrovie del paese hanno caldo.
“Oltre la metà della barriera corallina filippina è in condizione di degrado,” commenta Arvin Acosta, funzionario dell’ufficio turistico di El Nido. Le considerazioni sono in linea con uno lavoro accademico di Licuanan e altri studiosi della De La Salle University pubblicato nel 2017.
Dopo aver prelevato un campione da 166 stazioni in 31 province, i ricercatori hanno scoperto che nessun sito ha una barriera “eccellente”, che un numero decrescente è considerabile “in buone condizioni” e che “oltre il 90% delle stazioni hanno rilevato medie o cattive condizioni.” Le cause sono molte.
“Abbiamo identificato molti rischi: turismo, inquinamento e attività minerarie. Quest’ultime in particolare creano fanghi tossici che trasportano sostanze che poi ricoprono e soffocano i coralli,” spiega Vince Cinches di Greenpeace.
TURISMO IN MARE APERTO: LOST IN TRANSLATION
Il paese sembra poco preparato all’arrivo di turisti.
“Quando apri il tuo paese al turismo di massa, perché vuoi solo trarne un beneficio economico, spesso poi finisci per non riuscire a comunicare con turisti stranieri, siano essi cinesi o coreani. Se poi non imponi multe a coloro che violano le leggi e non spieghi ai turisti cosa possono e cosa non possono fare, non sei chiaro e i problemi sono dietro l’angolo,” commenta Vince, proponendo di preparare materiale informativo in diverse lingue, principalmente in cinese.
Secondo una stima di Wikipedia che non include la Corea del Sud, la Cina è il paese al mondo con la percentuale più bassa di persone capaci di parlare la lingua inglese. L’inglese e il filippino sono le lingue ufficiali in questo paese del sud-est asiatico e, nonostante quasi il 2% della popolazione abbia una pura ascendenza cinese, non molti parlano il mandarino. Ancora meno parlano il coreano.
Molti turisti non riescono a capire le istruzioni delle guide, anche perché le APP di traduzione istantanea e altri dispositivi tecnologici comuni tra questi turisti non sono utilizzabili in mare aperto. Alla fine della fiera i turisti continuano a scattare le loro foto mozzafiato mentre camminano sulla barriera, ormai quasi bianca, con le loro scarpe di plastica e le loro boe fluorescenti.
ALTRE ATTIVITÀ UMANE: BONIFICHE E ATTIVITÀ MINERARIE
Vince spiega che la conversione di spiagge in aree agricole o industriali è un’altra minaccia per l’ecosistema. A volte una bonifica aggressiva ha anche a che fare con la costruzione di una centrale elettrica a carbone. Al momento, secondo l’attivista di Greenpeace, sono in discussione più di cento centrali elettriche a carbone, principalmente sulla costa. Le ONG si oppongono a questi piani.
L’industria mineraria è ugualmente sotto i riflettori. Le Filippine sono il principale produttore mondiale di nichel. Il divieto di estrazione a cielo aperto introdotto nel 2017 dall’ex Segretario all’ambiente Gina Lopez rimane in vigore, nonostante le pressioni dell’industria mineraria e l’opposizione di un gruppo di politici. Questo perché il presidente Rodrigo Duterte ha esercitato il suo peso politico per diminuire l’impatto delle attività minerarie sull’ambiente, portando tra l’altro alla chiusura di 23 miniere.
“Non sono contro l’industria mineraria, ma non dovrebbe avvenire nelle Filippine, un gruppo di isole con montagne, vulcani, fiumi, torrenti, coralli, mangrovie con la più grande endemicità per unità di superficie del pianeta! Sulla base dei dati e dell’esperienza, le attività estrattive mettono a repentaglio la vita delle nostre persone, solo per meri interessi economici di alcuni,” Gina Lopez scrive in una email, citando il caso di Marinduque.
Nel marzo del 1996 a Marinduque i fallimenti strutturali provocati da un piccolo terremoto hanno portato allo scarico di rifiuti tossici della compagnia mineraria canadese nel sistema fluviale, compromettendo la salute e la ricchezza dei residenti.
Il governo regionale di Marinduque ha citato in giudizio la società madre di Marcopper. Dopo un prima assoluzione da parte di un tribunale statunitense, il governo potrebbe tentare una seconda volta.
Nonostante la contaminazione e l’evacuazione di 400 famiglie, il disastro ha avuto però delle conseguenze positive. Ha portato a regole più severe, simili a quelle esistenti in paesi come l’Australia.
FODERI D’ARGENTO: LA CONSAPEVOLEZZA È IN AUMENTO
I cambiamenti legislativi degli anni ’90, come la revisione delle norme della legge mineraria o come il Codice della pesca che ha promosso la creazione di riserve marine, rappresentano una rapida accelerazione degli sforzi per preservare la vita sottomarina. Ora ci sono oltre 1.500 aree marine protette (MPA) che coprono lo 0,6% della zona economica esclusiva del paese secondo l’Atlante per la protezione marina.
Più recentemente, alcuni governi locali hanno introdotto licenze per guide turistiche in località con alta biodiversità.
“Hanno introdotto la licenza per le guide tre anni fa, e mi aspetto risultati positivi in un paio d’anni”, dice Richard, guida di El Nido, destinazione più famosa dell’isola di Palawan. Richard ha spiegato che ha ottenuto questo certificato obbligatorio dopo aver passato un esame pratico, tra cui la guida e l’ancoraggio di una barca.
Richard racconta la sua storia dopo aver lanciato l’ancora sulla scogliera, proprio sulla barriera corallina, dimostrando che c’è ancora del lavoro da fare.
“Il turismo può effettivamente aiutare a proteggere il nostro ecosistema se le attività turistiche operano nel rispetto delle leggi esistenti, ad esempio limitandosi alla capacità di carico”, conclude Vince di Greenpeace.
PRENDERE IL MESSAGGIO DELLA CASA: FILIPPINE STA FISSANDO I SUOI MUSCOLI
La Philippine Green Thumb Coalition, un gruppo di ONG che promuove la conservazione dell’ambiente, sta operando pressioni per cambiare le regole in vigore sulle attività minerarie, per una legge sulla gestione forestale e per altre misure intese a proteggere la barriera corallina. Stanno anche lavorando insieme alla comunità scientifica locale, con un denso calendario di incontri locali e conferenze internazionali nei prossimi mesi.
Anche l’attuale presidenza e il parlamento sono a lavoro. Il presidente Duterte, dopo aver definito Boracay un “pozzo nero”, ha effettivamente avviato un processo politico. Il governo ha poi approvato una chiusura di sei mesi della famosa spiaggia, iniziata il 26 aprile. Nelle ultime ore, diversi villaggi nel comune di Malay stanno chiedendo lo stato di calamità. Altri politici stanno intravedendo nella difesa dell’ecosistema un’opportunità, anche economica.
I media occidentali parlano spesso del presidente Duterte come una figura tirannica e antidemocratica. D’altra parte è innegabile che il presidente più amato dagli anni ’80 non sia un novellino della politica. Lo sviluppo, un turismo in crescita e la conservazione di queste acque blu possono andare di pari passo. Non è un compito facile, ma è fondamentale per le tartarughe, i pesci pagliaccio e gli idoli moreschi che nuotano in questa barriera, complessa e preziosa.
Info: www.tourism.gov.ph/
Testo di Sergio Matalucci
Foto di Sergio Matalucci e Carolina Centurioni