La Tunisia fra Roma e Sant’Agostino


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A est, l’anfiteatro romano di El Jem evoca le gesta di gladiatori e guidatori di carri che facevano accorrere fino a 35.000 persone in questa costruzione che, con 149 metri di lunghezza e 124 di larghezza, in dimensioni viene soltanto dopo il Colosseo di Roma e l’anfiteatro di Capua. L’arena e i tre ordini di gradinate, da cui si può godere un’ampia vista sulla città circostante e sulle sue case bianche a due piani, si è arricchita di storia nei secoli successivi ospitando tra l’altro le ultime gesta della principessa berbera Al Kabina (700 dC), che vi si rifugiò con le proprie armate nel vano tentativo di non cadere sotto la crescente potenza araba. Guidando da Dougga verso El Jem, per poi proseguire verso sud attraverso il lago di sale Chott El Jerid, i paesaggi cambiano frequentemente: dalle prime propaggini dell’Atlante a ovest (catena che comincia in Tunisia con i Monti Aurès e finisce in Marocco), fino alla regione stepposa intorno a Kairouan (terzo degli otto patrimoni Unesco in Tunisia), dalle coste mediterranee ricche di bouganville, ai paesaggi desertici delimitati da sterminate fila di fichi d’India, non dimenticando però le oasi e le zone collinose ricoperte da piante da frutta. E proprio questi sono i luoghi di Sant’Agostino, dove il pensatore ha promosso la conversione della popolazione nordafricana dopo aver vissuto in prima persona la licenziosità terrena e le tentazioni di Cartagine.

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Il filosofo nacque infatti non lontano, nell’antica Tagaste, oggi Souk Ahras, appena al di là del confine algerino, e divenne vescovo di Ippona, anch’essa oggi in territorio algerino e nota col nome di Annaba. Si era ormai al tramonto della storia romana, fra il 354 e il 430 dopo Cristo, e altri protagonisti si apprestavano a muoversi all’ombra delle imponenti costruzioni rossastre lasciate dai legionari. L’eredità di Agostino è stata tuttavia mantenuta e conservata a Sbeitla che, attraverso le cinque chiese e i battisteri, è rimasta per molto tempo un centro di elaborazione del cattolicesimo. Di notevole pregio artistico, e ben conservata, anche la vasca battesimale con mosaico costruita durante la dominazione vandala. La Tunisia è però un’area d’interesse storico anche per l’ebraismo (la sinagoga di Djerba è una delle più antiche al mondo) e, ovviamente, per l’islam. Kairouan è infatti la quarta città santa dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme grazie alla Grande Moschea che, nonostante l’aspetto esterno che ricorda una fortezza, ha ospitato nei suoi cortili uno dei più raffinati centri universitari medioevali tanto per il pensiero musulmano quanto per le scienze profane. La diversità, unita alle libertà di voto e di aborto concesse alle donne negli anni Cinquanta, rimane così il fascino della Tunisia: un’ampia gamma di colori che fa compagnia tanto a coloro che meditano amabilmente davanti a un tè verde nel deserto quanto a chi vive le tentazioni dei viali francesi di Tunisi, dove le discoteche aprono i battenti poco dopo la chiusura dei luoghi di culto cattolici, ebraici e musulmani che convivono circondati da palazzi neoclassici, art nouveau e art déco.

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Qui, come anche nelle città marittime, i giovani avventori maghrebini e europei cercano il divertimento godendo dell’apertura culturale derivante dai commerci via mare e dalle libertà concesse dallo Stato. Quando la luce del sole scalza poi lo stroboscopio e le donne provocanti della notte, le giovani ragazze in jeans si ritrovano sulle strade della capitale per andare insieme a scuola (la scolarizzazione è una delle priorità dell’attuale governo) camminando accanto alle donne nei loro veli, mentre nugoli di uomini di diverse età riempiono, placidi, le piazze e i bar già alle prime ore del mattino. E il mercato di Tunisi rimane, nonostante la forte presenza straniera, un luogo dove approfittare delle tradizioni locali ancora radicate nelle regioni impervie ma difficilmente accessibili sulle famose coste: rigattieri, antiquari offrono i loro lavori vicino agli oggetti di artigianato locale come prodotti in cuoio di dromedario, copricapi shashia (confezionati nel mercato di Tunisi anche per Gheddafi) o essenze che, grazie a Loris Azzaro, hanno reso famosa la Tunisia in tutto il mondo. Proprio come ai tempi di Sant’Agostino, questa regione rimane quindi un luogo vario dove trovare o perdere le proprie certezze, dove fare acquisti convenienti (un chilo di pane costa circa 25 centesimi d’euro) o non partecipare alla crescente economia capitalista, ammirando resti di civiltà andate o aspettando l’alba tra le dune.

Come arrivare
Dei sette aeroporti attivi in Tunisia, quattro garantiscono collegamenti con le principali città italiane ma solo Tunisi, Djerba e Tozeur sono raggiungibili con voli di linea Alitalia e Tunisair da Milano, Palermo e Roma. Altre 22 città italiane sono collegate alla Tunisia attraverso voli charter, per lo più diretti a Djerba.

Quando andare
A parte i mesi invernali, la Tunisia gode generalmente di bel tempo tra febbraio e novembre. È tuttavia preferibile visitarla prima di giugno o dopo agosto per poter viaggiare senza troppo caldo ed evitare la ressa estiva.

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